BIOGRAFIA

Rina GATTI nasce a Torgiano in provincia di Perugia il 20 novembre 1923 da Teresa Montanari e Giocondo Gatti.
La sua era una numerosa famiglia contadina, come lo erano la gran parte delle famiglie in una regione come l’Umbria dove la rivoluzione industriale non è mai arrivata.
Nei secoli si era quindi consolidato quel precario equilibrio tra padrone e contadino che permetteva a poche famiglie possidenti di avere in mano il destino di migliaia di contadini, un sistema economico e sociale che si è protratto, in questa regione, fino alla metà degli anni’60.

Rina Gatti frequenta la scuola dell’obbligo fino alla 3° elementare, si dimostra volenterosa nello studio e brava in italiano, così la maestra Valentina insiste con i suoi genitori perché le permettano di frequentare anche i due anni facoltativi fino alla 5°.
Ma era già un vero lusso per una povera contadinella che faceva tutte le mattine tre chilometri a piedi, con gli zoccoli di legno, per arrivare fino alla scuola del paese.
Dopo la scuola cominciò subito la vita vera, quella dura dei campi e dei lavori domestici.
Poi, nel pieno della giovinezza, venne la II° Guerra Mondiale, a sconvolgere quel piccolo mondo nella campagna accanto al fiume Tevere, portando fin dentro le case più sperdute il terrore della violenza e della distruzione.

Rina GATTI si sposa nel 1946 appena dopo la fine del conflitto, ma, andate perse le immagini della cerimonia per un difetto del rullino, la prima foto della giovinezza è di un anno dopo, insieme ad una nipote. Quasi subito, insieme al marito, comincia una vita difficile che la porta, in diverse fasi, vero la città. Insieme a lei c’è tutta una generazione di figli di contadini che, nel dopoguerra, abbandona in massa la campagna per riempire la periferia di Perugia e delle altre città umbre.
Ma il suo si rivela un matrimonio sfortunato, con un marito che non la comprende e che le rende ancor più difficile e precario il tentativo di inserirsi nel nuovo mondo e di crescere i due figli che intanto erano nati dalla coppia.

Passa così da un lavoro ad un altro, fa lavori domestici arrivando a fare da cuoca e governante all’ultima principessa Barberini, poi si specializza nell’assistenza domiciliare di persone non autosufficienti e ha così modo di vivere una lunga, profonda, toccante esperienza umana che la arricchisce spiritualmente e a cui, più tardi dedicherà un racconto “Checco”.
Giunta finalmente alla pensione decide di rimanere a vivere da sola, dopo la morte del marito, nella casa che, con tanti sacrifici, è riuscita finalmente a comperarsi a quasi 60 anni.
Con la fine del lavoro e del relativo impegno quotidiano, scopre il tempo libero e comincia così un lungo viaggio dentro di sé, cercando una risposta a tutte le domande che si affollano nella sua mente.
Inizia qui il suo percorso di scrittrice, mettere nero su bianco tutto quello che la stupisce o che la incuriosisce diventa un’esigenza per cercare di fare ordine in un mare di sensazioni che non conosceva e con cui comincia a confrontarsi.

Le sue prime poesie riguardano proprio la natura, quella natura matrigna che da giovane la condannava a lavorare 12-14 ore al giorno con ogni tempo, viene osservata ora da Rina con stupore e ammirazione.
Il sole diventa un amico e un protettore, le stagioni sono un ciclo stupendo e pieno di ispirazioni, gli animali sono i nostri amici con cui non sappiamo dialogare e che non sappiamo rispettare.
Rina GATTI comincia così a scrivere; scrive di tutto e su tutto e, naturalmente, scrive anche dei suoi ricordi, di quel mondo contadino ormai scomparso, che sembra già così lontano pur essendo invece così vicino.

Frequenta anche circoli e associazioni di anziani, consigliando agli altri di fare come lei, di scrivere di sé e dei propri ricordi, di non pensare che la propria vita sia tanto banale o tanto insignificante da non meritare di essere ricordata.
Alterna così racconti e poesie alla scrittura di un libro di ispirazione autobiografica, un viaggio a ritroso nella propria memoria, nelle radici contadine da cui proviene, dove le inevitabili difficoltà iniziali hanno fatto da stimolo per apprendere e migliorare lo stile.
Partecipa ad alcuni concorsi letterari e vede pubblicati così i primi racconti e le prime poesie a partire dal 1992.

Intanto comincia anche a scoprire il mondo intorno a sé, va al mare per la prima volta nella sua vita due settimane nell’estate del 1989 e prende l’aereo per la prima volta nella sua vita per andare in Grecia nel 1992. Vola laggiù su invito di un’associazione di anziani che scrivono e fanno teatro, uno scambio culturale in cui è coinvolta l’associazione femminile AIDA e che la porterà 3 anni dopo a volare di nuovo a Londra per un incontro internazionale a cinquanta anni dalla fine della guerra.
Dopo il mare scopre anche la montagna innamorandosi profondamente delle Dolomiti, e facendo passeggiate anche in solitudine finché il fisico glielo ha permesso.

Sostenuta e incoraggiata dalla presidente dell’Associazione Generazioni Dott.ssa Maria Teresa Marziali che l’ha messa in contatto con un un editore umbro, Thyrus Edizioni di Arrone (TR), nel 2000 Rina GATTI ha ricevuto le due più grandi soddisfazioni della sua vita.
Nel mese di maggio ha pubblicato il suo primo libro di narrativa ispirato alle proprie memorie “Stanze Vuote“.
Nel mese di agosto è nato il suo primo nipote Lorenzo, a cui si è poi completamente dedicata senza tralasciare di promuovere il suo libro con la stessa passione e lo stesso impegno con cui cerca di seguire la crescita ed i giochi del suo nipotino.

Tre anni dopo termina la sua seconda fatica e, sempre per l’editore Thyrus pubblica, nel maggio 2003, il secondo libro “Stanze Vuote, addio” che ottiene subito un lusinghiero successo esaurendo in sei mesi le prime 1000 copie.
Per la sua opera, per il suo impegno, per la sua tenacia ha ricevuto lettere di riconoscimento e di auguri da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi e dalla sua consorte, la Signora Franca che le ha inviato le felicitazioni per l’80° compleanno. Riconoscimento e sostegno da personalità come il Ministro della Pubblica Istruzione S.ra Letizia Brichetto Moratti, della Presidente della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti, dell’Ambasciatore e scrittore Sergio Romano, dello scrittore e giornalista Gianni Riotta, del regista e scrittore Pupi Avati, del sindaco di Roma e scrittore Walter Veltroni, della Presidente della Fondazione Lungarotti S.ra Maria Grazia Marchetti Lungarotti, del Presidente di Cinecittà Carlo Fuscagni, del regista Lino Procacci.
Da subito i suoi libri hanno richiamato l’attenzione dei docenti delle scuole umbre ricevendo il plauso e il sostegno della Direttrice MIUR dell’Umbria la Dott.ssa Anna Maria Dominici. L’autrice ha partecipato da subito con passione agli incontri con i giovani che la invitavano nelle scuole e, da gennaio 2004, si è fatta promotrice insieme al figlio Giovanni Paoletti, di un Progetto denominato “Un Futuro Ricco di….Memoria” che coinvolgeva le scuole medie e superiori della Provincia di Perugia e le sezioni locali delle Università della Terza Età. Questo Progetto ha ottenuto il Patrocinio della Presidenza della Giunta Regionale, il Patrocinio della Direzione Scolastica Regionale e la collaborazione dell’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea ed ha avuto luogo con successo a Città di Castello, Gubbio, Todi e Marsciano.
A novembre 2004 pubblica la sua terza opera letteraria firmandola insieme al figlio Giovanni Paoletti “Le Quattro Stagioni e i Dodici Mesi” è il titolo del volume originale che fonde lo stile narrativo della madre con i quadri in vernacolo in rima del figlio, due stili complementari che rievocano lo stesso mondo esaltandone la ricchezza ed i contrasti. 

Nello stesso mese avviene l’incontro con Arrigo Levi che, insieme a Carlo Fuscagni, Federico Fazzuoli e Alessandro Portelli presentano i primi due libri nella Casa delle Letterature di Roma, per la prima volta fuori dall’Umbria. Pochi giorni dopo è di nuovo nella capitale per ricevere il prestigioso Premio UMBRIAROMA 2004.
L’insorgere di una grave malattia neurologica limiterà improvvisamente le sue capacità funzionali impedendole di proseguire la sua grande passione per la scrittura, senza intaccare la sua lucidità la porterà a spegnersi nel sonno all’alba del 19 agosto 2005.
Dopo di allora non sono cessati i tributi ed i riconoscimenti alla grande personalità dell’autrice ed al valore delle opere pubblicate. Rina Gatti ha lasciato un grande patrimonio di pagine scritte con la penna dalla sua infaticabile mano ed il figlio Giovanni Paoletti si è assunto l’incarico di dare alle stampe il materiale ancora inedito in modo da completare la conoscenza dell’opera “dell’unica scrittrice contadina italiana” come l’ha definita Arrigo Levi.
L’interesse per i libri di Rina Gatti supera anche le frontiere linguistiche, difatti sono state fatte già due traduzioni spontanee di Stanze Vuote, una in inglese ed una in francese; i libri di Rina Gatti sono inoltre presenti nella Biblioteca Centrale del NIAF di Washington e anche il regista inglese Oliver Page è rimasto affascinato dai libri della scrittrice umbra tanto da accettare di fare per la prima volta un lavoro in lingua italiana. Infatti con la sua regia è stata messa in scena la prima riduzione teatrale di Stanze Vuote ad opera degli strudenti dell’ITAS “Giordano Bruno” di Perugia, rappresentata al Teatro Morlacchi di Perugia il 7 gennaio 2006 con una replica a Torino il successivo 9 maggio.
Rina Gatti riposa nel piccolo cimitero di Montebello, alle porte di Perugia, un luogo da cui è possibile vedere quel podere e quella casa vicino al Tevere dove hanno avuto inizio la  sua vita e la sua ispirazione letteraria.

Rina vivrà sempre nei cuori di chi l’ha conosciuta e di chi la conoscerà attraverso le sue opere.